Cenni storici su Pedavena

Tutte le informazioni relative ai cenni storici su Pedavena

Pedavena si trova alla base delle vette feltrine, ha quasi 4.500 abitanti e prende il nome dal Monte Avena che le sta vicino.

Il territorio di Pedavena è stato praticamente quasi sempre abitato, anche nella preistoria. Infatti, sulla parte sommitale del Monte Avena, sono stati rinvenuti alcuni strumenti silicei dell’uomo di Neanderthal e molti manufatti dell’uomo di Cro-Magnon, cioè di quel periodo che gli studiosi chiamano Aurignaziano, che è la più antica cultura in cui l’uomo Sapiens-Sapiens ha lasciato segni in Europa, prima ancora che i ghiacciai invadessero la conca feltrina. La sepoltura dei Ripari di Villabruna in Val Cismon testimonia che l’uomo, dopo la fusione dei ghiacci, ha ripopolato le valli 12.000 anni fa. Attorno a Pedavena sono state trovate evidenze archeologiche riguardanti il neolitico e l’età del bronzo in Val di Lamen (Riparo Tomàss). Fondi di capanna neolitici sono stati individuati in una collinetta all’inizio della strada per Croce d’Aune e alcuni reperti neolitici sono affiorati a Norcen in seguito a lavori edilizi.

In tempi meno remoti, la storia di Pedavena è totalmente intrecciata con quella dell’Italia ed è quasi tutt’una con quella di Feltre.

Nel territorio sono stati trovati elementi per supporre che, ai tempi dell’antica Roma, Pedavena fosse attraversata dalla Via Augusta Altinate, che provenendo da Cesio, passando per Norcen, si dirigesse verso Sovramonte e Lamon per raggiungere l’Austria (il “Noricum”) attraverso il Trentino. Nella piana tra i colli di Murle e Foen di Feltre, sono state trovate tracce che fanno ritenere che vi fosse una “stazio” per la sosta e il rifornimento delle truppe stanziali e di passaggio dell’Impero Romano.

Nei primi secoli dopo l’anno mille, tante cattedre vescovili e molte cariche importanti (consoli, Decurioni) del Maggior Consiglio di Feltre sono state occupate da nobili di Pedavena, ad ulteriore dimostrazione della comune storia millenaria.

Fino al 1400, tutte le località che compongono l’attuale Pedavena avevano un proprio castello per difendere il territorio circostante, ma soprattutto per manifestare la potenza del signorotto proprietario. Quando Venezia, nel quindicesimo secolo, stabilì il suo “dominio” sul territorio feltrino, per evitare disobbedienze, decise di farli radere tutti al suolo con una legge speciale del 1420.

Sulle rovine di uno di questi, appartenuto all’estinta famiglia dei “Pedavena” che tanta parte aveva avuto nella storia di Feltre e nella lotta tra Guelfi e Ghibellini, i Pasòle costruirono nel XVI° sec. prima una grande abitazione rurale e poi la grande villa attuale, per manifestare la potenza e l’agiatezza sociale di cui godevano.

A Pedavena, esistono anche diverse ville “minori” che sono altrettanto interessanti dal punto di vista storico e architettonico.

Fino al 1866, quando con il plebiscito dell’annessione al regno d’Italia è stata riconosciuta la completa autonomia comunale, Pedavena assieme ad altri paesi e frazioni viciniori aveva le prerogative di un comune subordinato alle direttive generali di Feltre. La gestione dei problemi comuni e l’entità delle contribuzioni fisiche (“piovego”) e finanziare che ciascun capofamiglia era tenuto a dare per portare a termine i lavori pubblici venivano stabilite dalle cosiddette “vicinie” che si riunivano, quando era necessario, sempre nelle chiese. Questo, per dare sacralità alle decisioni prese ed anche perchè quelle erano gli unici posti dove poteva stare tanta gente ordinatamente insieme.

Per noi posteri, i lavori più importanti intrapresi dalle vicinie pedavenesi sono stati fatti alla fine del ‘700: la chiesa arcipretale di S. Giovanni sulle fondamenta di una precedente, il ponte sul Colmeda, prima in legno e, dopo un secolo, in pietra, che ha congiunto il territorio, altrimenti diviso, e la diga di contenimento del Colmeda, senza la quale tutta la parte di territorio che va dalla piazza del Centro alla Birreria sarebbe stata, come sempre in precedenza, zona alluvionale ed impraticabile. Si ricorda, a questo proposito, che prima dell’arginatura del torrente, la strada che congiungeva Pedavena a Feltre costeggiava la villa Pasòle Berton, passava davanti al sagrato della chiesa di S. Osvaldo, superava l’altura dietro l’attuale Birreria per immettersi nell’attuale viale di Farra.

Un grande sforzo finanziario della comunità è stato la costruzione del “nuovo” Municipio post unitario nel 1876, che adesso è una elegante sede di prima accoglienza del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Esso è costato l’a llora enorme cifra di 15.000 lire, di cui solo 1.500 furono rimborsate dal Stato.

A parte le guerre, le invasioni, le pestilenze, che sono storia comune meglio trattata altrove, ciò che più ha improntato la storia specifica di Pedavena è stata la creazione, nel 1897, della fabbrica Birra Pedavena, che, oltre ad aver dato lavoro e rinomanza alla comunità, ha creato senso d’appartenenza e forza dello stare insieme, come s’è visto ultimamente quando se ne era minacciata la chiusura.

Nella prima metà del ‘900, inoltre, sono stati costruiti l’ Asiloper l’infanzia intitolato Ai Caduti della prima Guerra Mondiale finanziato con pubbliche raccolte di denaro e la Scuola Elementare finanziata dallo Stato. Questi lavori hanno comportato la sistemazione anche dell’argine sinistro del torrente Colmeda, che adesso scorre in profondità, senza pericoli per l’a bitato.

Nella seconda metà del ’900, infine, sono stati costruiti la Cittadella Scolastica e il nuovo Municipio. La prima, immersa nel verde, con anche riscaldamento a biomasse ed impianti fotovoltaici, con laboratori professionali, palestra comunale, piscina territoriale, sala attrezzata per conferenze e spettacoli, rappresenta un impegno sul futuro culturale della nostra società; il secondo, costruito dentro le mura della vecchia scuola, ha voluto essere la moderna risposta dovuta alla maggioranza della popolazione che vede nel Municipio la sede del potere più vicino e funzionale alle esigenze e ai bisogni comuni.

Pagina aggiornata il 07/11/2024

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